Pizza con la P maiuscola: come godersi il momento!
Facciamo uno strappo alla regola. A volte si può. E parliamo di un locale dove siamo stati a mangiare. Solitamente non facciamo segnalazioni di ristoranti o affini e, in senso stretto, neanche questa è una segnalazione vera e propria. Ma non possiamo non farlo, dunque prendete (e leggete) questo post come una sorta di consiglio (spassionato) per godere un momento di vero piacere. Ecco, se guardiamo al playoff di questo blog, “piacere quotidiano, gusto straordinario”, questo post si inserisce a pieno titolo in queste pagine.
Andare a mangiare alla pizzeria dei fratelli Salvo a Portici è (è stato) un vero e proprio momento di piacere. Ne avevamo sentito parlare (sempre bene) da amici sparsi di qua e di là, che questo piacere già lo avevano avuto. Ne avevamo avuto un’anteprima in occasione della Festa a Vico 2012. In viaggio verso una delle isole del Golfo, sarebbe stato un “delitto” non approfittarne. Abbiamo fatto bene.
Ora possiamo parlarne con cognizione di causa. Partiamo dall’assunto che è difficile (certo non impossibile) mangiare una pizza cattiva a Napoli. Per due motivi: il primo è che probabilmente quella pizzeria avrebbe vita breve. Il secondo lo deriviamo dal fatto che ogni tassista napoletano ha una sua personale pizzeria preferita. Il che vuol dire che, di buone, ce ne sono parecchie.
La pizzeria dei fratelli Salvo, pizzaioli da tre generazioni, entra di diritto tra le nostre preferite. Per diversi motivi: perché i Salvo sono giovani, simpatici (ma questo è un giudizio personale) e pieni di voglia di fare (stanno completando l’allargamento e l’ammodernamento del locale); perché hanno scelto di puntare sulle eccellenze enogastronomiche del territorio. Le hanno cercate (a volte con il lumicino) e le hanno messe in carta, cercando di valorizzarle al meglio. Facendole conoscere al pubblico non solo a parole, ma anche (e soprattutto) attraverso – nelle – pizze. E perché non si vergognano di dire che “la nostra innovazione è nel ritorno alla tradizione”, cosa facile a dirsi e più difficile (e rischiosa) a farsi.
Salvatore (che, insieme a Francesco, guida le danze) ci ha raccontato che “la nostra pizza tende ad essere soffice e leggera, caratteristica conferitagli da un impasto estremamente idratato (molta acqua nell’impasto, da cui particolari abilità di manipolazione). Quest’ultimo viene preparato con una farina costituita da grani molto teneri (una farina tendenzialmente “debole”) a cui conferiamo circa 12 ore di lievitazione a temperatura ambiente, assolutamente senza uso di frigo. La pizza risulta così digeribile, estremamente soffice e da un sapore fruttato dovuto alla forte quantità di amido maturato”. Questo lo possiamo confermare anche noi…
Eravamo curiosi (una curiosità morbosa e assillante a dire il vero) di provare la pizza fritta. Quella che si trova solo a Napoli, che però deve essere fatta come si deve affinché non si ripresenti a “battere cassa” dopo qualche ora. Quella che abbiamo mangiato dai fratelli Salvo ha – pienamente – superato l’esame. La vedete in foto, dal vivo era ancora più “bella”. E buona. Leggera, come se non fosse fritta. Con ricotta e provola di bufala, cicoli napoletani e pepe nero. Una bontà.
Ma io per alcune cose sono un tradizionalista. La pizza per me è quella cotta nel forno a legna. Anche se la pizza fritta ci aveva adeguatamente “impegnato”, Salvatore ci ha imposto un secondo assaggio. Apriti cielo! È arrivata a tavola la marinara “Miracolo di San Gennaro”, fatta con passata di pomodoro (assolutamente squisito), a cui viene aggiunto aglio, origano selvatico, alici fresche e basilico. Il tutto con l’immancabile olio extra-vergine, in questo caso DOP del Cilento. Diciamo in questo caso perché abbiamo capito che ogni pizza e ogni abbinamento è frutto di lungo lavoro, numerosi tentativi e…tanti chili in più per loro che hanno assaggiato!
Ci siamo goduti il momento. Consigliamo di farlo anche a voi, se passate da San Giorgio a Cremano!