Gianni Bonaccorsi
Venezia. Mi piacerebbe descriverla usando poche parole, ma non è possibile, sarebbe un’impresa ardua oltre che riduttiva, poiché Venezia è troppo in tutti i sensi.
A vederla così, con gli occhi a volte distratti del turista, sembra un merletto delicato da gustare giorno dopo giorno con parsimonia e rispetto. Certo, ma al tempo stesso, a saperlo cogliere, rivela il suo carattere di città forte, sempre in movimento sia che splenda il sole o cali la nebbia.
Venezia, città gustata, goduta, forse un po’ bistrattata, ma mai violata: il suo carattere orgoglioso e ribelle ti colpisce come un pugno in faccia. Ed è proprio per questo suo carattere dalle mille sfaccettature che ami questa città rara, unica, gaia e laboriosa e mai scontata.
Ma i veneziani, come la vivono? Con gioia, con rispetto assoluto e la difendono come una madre protegge il suo bambino.
E la gustano, sempre e comunque, di giorno e di notte, nel bene (durante le stagioni “morte”) e nel male (in estate, quando si sentono quasi espropriati della città dai turisti).
Ho detto “da gustare”: sì, perché Venezia, oltre che con gli occhi si gusta col palato.
Checché se ne dica, a Venezia la gastronomia sta diventando un punto di forza, non solo per i ristoranti sempre più attenti alla qualità ed alla ricerca del “buon mangiare”, ma anche nei “bacari”, tanto amati dai veneziani.
L’istituzione del “bacaro” si perde nella notte dei tempi e l’abitudine di brevi soste in questi piccoli locali per un “cichetto” veloce e in piedi davanti al bancone, sta contagiando anche i turisti.
Non è raro entrare in uno di questi “bacari” e restare stupiti per la quantità e soprattutto per la qualità dei vari assaggini esposti.
Il mangiare in piedi esiste da sempre a Venezia e la fantasia non ha limiti si può spaziare dai salumi ai formaggi ai classici come la trippa fumante (specie d’inverno), il cartoccio di pesce dai vari “fritolini”, i nervetti, la milza (spienza) il mezzo uovo con l’acciuga (il tutto annaffiato dalla classica “ombra”): piccoli bocconi che fanno gioire il palato (e lo stomaco) consentendo, nel contempo, una breve sosta godereccia a qualunque ora del giorno.
Che dire: per una città sempre in fermento, mai ferma ed in perenne evoluzione, anche questo può essere un “regalo” che lei fa a chi la ama.
Gianni Bonaccorsi
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