La Pasqua ha fatto l'uovo
In Ucraina vengono decorate ed appese in casa, donate in cestini di vimini foderati di fili d’erba, collocate su un piedistallo di cristallo o di legno. Si chiamano Pysanky e famose uova artistiche per la più importante festività religiosa ortodossa. Simboliche le tinture, sempre le stesse.
Una, al massimo due le dominanti. Il rosso: l’amore e la resurrezione. Il nero: l’eternità. Il giallo: la gioventù, la felicità, l’abbondanza, la carità. L’arancione: forza ed ambizione. L’ocra: la purezza. E un tocco di verde, la salute, di buon augurio.
Fu lo zar Alessandro III ad avviare l’usanza di nascondervi un dono. Anche se già il sovrano inglese Edoardo I nel 1272 iniziò a regalare sfere preziose ai membri della sua corte.
Una tradizione molto povera e antica, a dire il vero, che diventa lusso e sfarzo a partire dal 1885, quando lo zar Alessandro ne commissionò uno a Peter Carl Fabergé per la moglie. E fu successo planetario, tanto che ancora oggi se dici Fabergé pensi immediatamente alle meravigliose creazioni dell’orafo russo, concentrato un anno intero su un piccolo capolavoro senza pari, fino alla Pasqua successiva per 57 anni.
Pezzi unici oggi custoditi nei principali musei del mondo o in collezioni private (anche se otto delle 57 realizzate, mancano ancora all’appello). Magie artistiche talmente preziose da venir citate in numerosi film: da “Octopussy” con lo 007 Roger Moore, ai Simpson!
Esistono dunque versioni più o meno preziose, ma non commestibili, e versioni altrettanto creative ma da addentare con voluttà. Di gallina: rassodate in acqua e colorate. In cioccolato. Simbolo della vita, insieme alla colomba che è pace, rappresentano la parte pagana (e appagante) della festività cristiana in cui si celebra la Resurrezione di Cristo.
Conoscete la Chocolate Valley? Si trova in Toscana e chiama a raccolta quegli artigiani (insieme artisti) che tra Pisa, Pistoia, Prato e Firenze plasmano e cesellano goloserie cioccolatose. Si chiamano Paul De Bondt Andrea Slitti, Roberto Catinari, Luca Mannori , La Molina , Andrea Bianchini , Urzi, Vestri: un concentrato di piacere formato cacao.
Non semplici doni da sgranocchiare ma spesso opere d’arte e soprattutto un concentrato dell’eccellenza gastronomica italiana. Con il cacao, ovvio, che arriva da lontano (Vestri lo importa dalla finca di otto ettari acquistata a Puntacana, Santo Domingo) impastano pinoli del parco pisano di Migliarino San Rossore (biologico, molto profumato), nocciole piemontesi (la Tonda Gentile, una Igp, è coltivata tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato: soda, estremamente saporita), petali di rosa, orchidea e violetta cristallizzati nello zucchero, cacao o frutta disidratata e quindi caramellata, scorza del siciliano mandarino tardivo di Ciaculli (frazione palermitana dove negli anni Quaranta nacque questa varietà dolcissima e succosa che matura da gennaio a marzo, andando oltre il classico periodo degli agrumi) o di chinotto di Savona (coltivato da circa tre secoli tra Varazze e Finale Ligure).
Ma le uova che preferiamo sono quelle decorate in casa, con i colori della natura: il rosso ottenuto dalla bollitura della barbabietola, l’arancio dalla buccia di cipolle bionde, il marrone del caffè (ma va bene anche il tè, pure virando al giallo), il verde dello spinacio, il giallo dello zafferano (oppure con la radice della curcuma).
Mettetevi alla prova. Com’è andata? Mandateci le vostre foto!!!