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Tempo di tempura
È un dato di fatto che la cucina giapponese sia entrata a pieno titolo nella nostra alimentazione. Il proliferare dei ristoranti e dei take-away che propongono le pietanze del paese del Sol Levante si sono pian piano ritagliati uno spazio sempre più importante all’interno dello scacchiare gastronomico delle nostre città.
Merito sicuramente dell’appeal crescente nei confronti del sushi, vera e propria preparazione bandiera del made in Japan, ma anche di altre leccornie divenute sempre più familiari al grande pubblico.
Dagli spaghetti, nelle tre versioni Ramen, Soba e Udon, passando per le preparazioni grigliate chiamate Yakiniku, la scelta è ampia e soddisfa ogni tipo di palato, con gusti e preparazioni a tratti molto simili alla nostra cucina.
Un esempio lampante di questa similitudine è rappresentato dal tempura, un piatto in cui gli ingredienti, siano essi verdura o pesce, vengono impastellati e fritti separatamente.
A dispetto di quanto si crede furono gli europei a diffondere questo tipologia di cottura nel Giappone del XVII secolo, tanto che il nome stesso deriverebbe dal latino “tempora” ossia quaresima, nome che indicava le quattro giornate dell’anno in cui bisognava mangiare magro.
Da questa esigenza nacque l’idea di friggere gli alimenti, in special modo i gamberi, alimento di facile reperibilità nei pescosi mari del Giappone.
La preparazione della tempura è piuttosto semplice, ma richiede in realtà dei piccoli ma fondamentali accorgimenti.
Per prima cosa non viene utilizzato l’olio di oliva ma quello di semi, con una temperatura del liquido di cottura che deve aggirarsi sui 170°.
La differenza fondamentale è nella preparazione della pastella, che prevede come ingredienti un uovo, della farina e dell’acqua ghiacciata frizzante.
Quando l’olio giunge alla giusta temperatura, mettete gli ingredienti nel wok (padella di ferro) e fateli friggere finche non diventano ben croccanti.
Durante la preparazioni bisogna sempre accertarsi che il recipiente in cui è contenuta la pastella rimanga freddo; si può ovviare a questo problema ponendo un sacchetto di ghiaccio sigillato all’interno della ciotola.
Considerato che la frittura fa parte della nostra tradizione gastronomica e viste le festività che si avvicinano, potrebbe essere un’idea divertente cimentarsi in questa preparazione, per rendere più originale, donandogli un tocco di esoticità, il menù natalizio.
Siete pronti per questa sfida?