Lo chiamavano cestino

Lo chiamavano cestino

C’era una volta il cestino del pane, spesso rappresentato da alcune fette del nobile alimento tagliate alla bene e meglio.
Di certo questa tradizione non è scomparsa, e l’arrivo sulla tavola del pane rappresenta ancora il benvenuto dato al commensale, il segnale che il pasto sta per iniziare.
La tendenza che sta prendendo piede in maniera incontrovertibile semmai è quella di rendere questo alimento, con le sue infinite varietà, una vera e propria portata, un momento integrante del pasto che si andrà a consumare.

Ecco allora che dei lunghi grissini preparati dallo chef faranno splendida figura al centro della tavola, accompagnati da panini con le noci, con le castagne, con le olive, affiancati da pane di segale o integrale, magari supportato da alcune tipologie di pizza, il tutto basato anche sulla stagionalità dei prodotti. 
Accanto a questo potremmo trovare un panetto di burro d’alpeggio con una selezione di olii e in questo caso il gioco è bello che fatto, spingendo il consumatore in un vero e proprio tour di sensazioni che lo porteranno a sperimentare le varie tipologie di pane in abbinamento con i suddetti prodotti.
Da momento che preannunciava il pasto, l’arrivo del cestino del pane sulla tavola si è tramutato in un momento centrale e focale del pasto, un vero e proprio biglietto da visita della qualità del ristorante nel quale ci troviamo.

L’attenzione posta per la preparazione di questo alimento, ha fatto si che le cucine si fornissero delle giuste attrezzature per la sua preparazione, rivalutando anche la qualità delle materie prime legate a questa primordiale preparazione, in primis la farina, senza la quale nulla si potrebbe realizzare.

La sostanziale trasformazione nella fruzione del pane rispecchia a mio modo di vedere l’accresciuta qualità della nostra ristorazione, sottolineando l’attenzione che i patron pongono nell’accogliere il cliente, facendolo sentire immediatamente coccolato e inserito in un contesto culinario di livello elevato.

Non resta che sedersi, ordinare un bicchiere del nostrano FrancLiacorta, e lasciarsi tentare dalle varie espressioni di questo alimento storicamente vanto della nostra tradizione culinaria, finalmente elevato alle posizioni di prestigio che naturalmente gli spettano.

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Gyoza con ripieno di Gran Cotechino e crema di zucca aromatizzata

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