Meno pane alla nostra mensa
In Italia il pane sta acquisendo un valore sempre più marginale sulle nostre tavole. Rispetto a 10 anni fa per casa ne gira un terzo in meno. Ce lo fa sapere Coldiretti analizzando dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso, rimarcando che in questo frangente il suo consumo è crollato del 4%.
A quanto pare oltre 17milioni di italiani (nel 2008 l’Istat stimava i residenti fossimo circa 60milioni) vanno pazzi per rosette e michette, portandole in tavola sette giorni su sette, mentre sono 930mila quelli che proprio non le mandano giù. Ce lo dice il rapporto Coldiretti/Censis analizzando le nostre abitudini che ci disegnano immersi nell’era del “politeismo alimentare che spinge le persone a mangiare di tutto, senza tabù”.
Così due italiani su tre non rinuncia allo spuntino tra un pasto e l’altro. Ma a casa portano sempre meno filoni e baguette, più salumi Dop (+2,1%) e formaggi (+1,1%). Perché? Si chiede Coldiretti. “Il cambiamento della dieta ha spinto verso un calo dei consumi che sentono però anche gli effetti dell’aumento del prezzo medio del costo del pane – si legge in una nota dell’associazione in rappresentanza degli agricoltori italiani – che è stato del 2% nel primo trimestre 2010, nonostante il crollo del valore del grano. L’andamento del costo del pane dipende solo marginalmente da quello del grano, fissato a livello internazionale al Chicago Board of Trade”. Quotazioni assestate intorno ai 15 centesimi di euro al chilo da un ventennio “arrivando a 2,70 euro quando diventa pane, con un aumento del 1700% dal campo alla tavola” sottolinea Coldiretti.
Facendo un viaggio lungo la penisola assistiamo a variazioni di prezzo del prodotto finito che a Napoli è pari a 1,95 euro al chilo (sempre secondo Coldiretti sulla base di un’analisi svolta a marzo su dati dell’Osservatorio Osservaprezzi), mentre a Venezia lo si porta via con 3,87 euro. In mezzo stanno Bologna (3,35), Palermo (2,65), Torino (2,48), Roma (2,31), Firenze (1,98), Milano (3,59), Cagliari (2,53) e Bari (2,41). La Coldiretti ha però in cantiere un progetto per una filiera agricola tutta italiana con l’obiettivo di tagliare le intermediazioni e “arrivare a offrire prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo”.