Piccante e…
Che sia piccante. Non importa che sia rosso perché il fuoco dentro lo porta anche se giallo, arancione, verde. Che sia a cornetto, a lanterna, a stella, benvenuto malizioso amico di palati osé. Con te scaccio le sciagure, rinforzo il mio sistema immunitario e insaporisco i miei piatti. Panino incluso.
“Sin dalla notte dei tempi pane e peperoncino sono buoni compagni di viaggio. Nell’impasto oppure nella farcitura. Un esempio classico è il morsello calabrese che tradizione vuole consumato nella “pitta”, il classico pane a forma di ciambella la cui mollica assorbe l’intingolo – racconta Enzo Monaco, presidente dell’Accademia Italiana del Peperoncino , in visita a “Festa Pic” a Camaiore – Ma anche il panino con il lampredotto fiorentino.
Dalla Calabria, terra di palati forti insieme a Basilicata, Abruzzo, Campania e parte del Piemonte, nelle farciture si è diffuso l’impiego di tonno sott’olio e ndujia . E ancora alici al peperoncino con fette di pomodoro fresco. Senza parlare del vasto mondo del cibo di strada, abbondantemente vivacizzato dal capsicum”.
Molto in voga soprattutto al sud, la solanacea parente stretta di melanzana e pomodoro, stuzzica gola e curiosità. Tanti dunque i piatti che insaporisce, sempre più le feste che le vengono dedicate.
Spopola in settembre a Diamante al cui rendez-vous da una ventina di anni si danno appuntamento i suoi cultori, mentre aumenta il numero delle “Festa Pic” disseminate lungo la penisola. La più recente? Da venerdì 15 a domenica 17 ottobre nella toscana Camaiore , in provincia di Lucca, a due passi dalla città del Carnevale (Viareggio) e Forte dei Marmi.
“Italia che vai usanza che trovi.
Il peperoncino non piace a tutti, anche se negli ultimi tempi pubblico e chef si stanno avvicinando. Esiste una generazione di curiosi che ha sempre più voglia di assaggiare, sapere, conoscere” prosegue il presidente dell’associazione calabrese con numero di sedi crescente nel nostro paese.
Ingrediente povero, il peperoncino è legato strettamente ad un modo di cucinare molto popolare. “La letteratura dotta lo snobba, mentre i versi volgari lo amano. Non compare nei testi dell’Artusi, ma ne parlano il gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti e Vincenzo Corradi .
Oggi tornano ad amarlo i Giovani Ristoratori d’Europa e Fabio Campoli lo impiega in tv. Il futuro è rosso peperoncino”.