Cicchetti a Venezia, con Alajmo e co.

Cicchetti a Venezia, con Alajmo e co.

Un tempo i mercanti di piazza San Marco riparavano i banchi di mescita sotto il campanile. Da cui “andar per ombre”: il rito del cicchetto accompagnato dal calice di bianco o di rosso, l’ombra appunto. Oggi la beva si è spostata altrove e nei pressi del grande slargo veneziano trovi carretti di cingalesi incollati al cellulare con bottiglie d’acqua su cui ristagna la luce.

Ma il rito dello spuntino artigianale non cede e seppur più articolato in altri sestieri, trova in Piazza San Marco un’insegna culto: il Quadri, antico locale già in attività nel XVIII secolo.

A Venezia non c’è calle o ruga, campo o sotoportego, fondamenta su cui non affacci un bàcaro o un fritolìn, insomma: una cicchetterìa. Che non è una chicchetteria (leggi scicchetteria), ma il luogo che in Spagna dispensa tapas, in Italia ritagli di tempo da cucire uno sull’altro accomodati al medesimo desco, e in epoca di smart-phone chiacchiere da colmare appoggiati a un bancone tintinnando bollicine e Spritz. Conditi da morsi golosi che vanno ben oltre la patatina o la nocciolina.

Al richiamo del cicchetto hanno ceduto anche i padovani Raffaele e Massimiliano Alajmo, della premiata ditta di Rubano che a Calandre (tre stelle Michelin), Montecchia (una stella) e Calandrino, esattamente un anno fa hanno affiancato la sfida lagunare del Quadri. Lo storico locale a cornice di piazza San Marco (ex Rimedio dove si dispensava Malvasia, trasformato nel 1774 in caffetteria ma alla turca generosa di “acqua negra bollente”, primo ad aprire alle donne) ha già portato a casa il suo astro Michelin e non teme la marea. Anzi, da pochi mesi bissa sotto i portici nella cucina snella di “ABC Quadri” dove la sigla sta per “Alla Base della Cucina”, una sorta di bistrot aperto a pranzo e a cena (nel resto della giornata torna alla vocazione originaria di sala da tè) dove a far le veci di Max Alajmo c’è l’alter ego Silvio Giavedoni. Mentre al piano superiore si cena alla carta (il menù completo si aggira sui 220 euro), qui con 15 euro hai il tuo scampolo verace (e d’autore) di sei “tasting of Venetian bar snacks”: sarde in saor, insalata di gallina, uovo cotto insaporito di capperi acciuga ed erba cipollina, arancino di riso con cuore di mozzarella e pesto alla genovese, rondella di cotechino impanata (straslurp!), polentina con baccalà mantecato (un must nella città di Casanova). Ospitale padrone di casa, Leonardo Cisotto gran conoscitore di bere miscelato, responsabile delle salette al pianterreno, in passato frequentate da Stendhal e Lord Byron, Alexandre Dumas, Honorè de Balzac, Richard Wagner fino ai giorni di Woody Allen che ha eletto Venezia città del cuore subito dopo New York, non a caso nel dicembre 1997 impalmò qui la sua Soon Yi.

 

Altri indirizzi? Andate sul sicuro al “Al Bottegon Cantine del Vino” (già Schiavi) in zona Dorsoduro Ponte San Trovaso 992, dove un assaggio lo pagate 1 euro (cipolla e acciuga, baccalà e verza cappuccia, crema di zucca parmigiano e ricotta, tonno affumicato e tarassaco… c’è l’imbarazzo della scelta, i cicchetti ammiccano dalla vetrina di lato al bancone), mentre per il bere il panorama spazia libero e gioioso.

 

Se poi amate la movida dirigetevi in Campo Cesare Battisti già Bella Vienna, zona Rialto, a due passi dal bel mercato di pesce e verdura. Due gli indirizzi: “Al Mercà” e “Muro Venezia Rialto”. Il primo è un informale affaccio sulla piazzetta gestito da cinque anni da tre amici: Gabriele, Marco e Giuseppe che accompagnano vini veneti, friulani e altoatesini a ottimi cicchetti da 1.50 euro e polpette di carne o di tonno da 1.30 (lo Spritz costa 2 euro), il secondo è un locale più modaiolo che farcisce i suoi snack di sfilacci di cavallo, ricotta fresca e radicchio trevisano, ma anche sgombro funghi champignon e carciofini. Questa è una delle facce di una Venezia che ci piace tanto…

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