"Panini" da salvare…
Panini per noi è una parola comune. Un termine che identifica una preparazione, companatico tra due fette di pane, ma anche un modo di mangiare, veloce, facile, senza coltello e forchetta. Eppure più vado in giro e più scopro che il concetto tanto scontato e generico non è. E’ molto facile infatti trovare l’uno accanto all’altro termini in lingua locale e l’italiano “panini” a identificare ricette differenti. In un bar a Londra o a NY “sandwiches, panini” o a Barcellona “panini, bocadillos, entrepans (in catalano)”. E non si tratta di traduzioni per gli italiani di passaggio, sono proprio cose diverse tra loro.
Wikipedia Italia ne identifica la seguente definizione: “Un panino imbottito è una forma di pane tagliata in orizzontale riempita al suo interno con vari cibi, solitamente salumi, formaggi, insalata o più raramente una fetta di carne.” Laddove, parlando di sandwich, si riferisce a “un preparato gastronomico di origine britannica costituito da due fette di pane, talvolta imburrate, che contengono carne, salumi, formaggio o altro. Da non confondere con il tramezzino inventato nel 1925 a Torino nel Caffè Mulassano di Piazza Castello, che si caratterizza per l’uso esclusivo di pancarré”. Definizione che nell’edizione inglese recita: “A sandwich is a food item made of one or more slices of bread with one or more layers of a filling. The bread can be used as is, or it can be coated with butter, oil, mustard or other condiments to enhance flavor and texture”. Già queste descrizioni, comunque, pur rimandando l’una all’altra, sono diverse tra loro e hanno connotati locali.
Nella pratica però le cose non stanno sempre così. In aereo (Aer Lingus, se non ricordo male) mi è capitato per esempio di veder identificato il sandwich con le fette di pane bianco (che noi chiamiamo “in cassetta”) ripiene di pollo insalata e salse (all’anglosassone, per intenderci) mentre per “panini” (scritto al plurale) la ciabatta calda ripiena di prosciutto e formaggio. L’uno a identificare la ricetta britannica, l’altro il panino all’italiana.
Forse dovremmo interessarci alla cosa, scovare le radici e “rivendicare” la paternità di una tradizione, se così vogliamo chiamarla. Non vorrei che ancora una volta qualcuno si appropriasse del successo di qualcosa di italiano senza riconoscercene il “copyright”. E soprattutto prima che noi ce ne accorgiamo.