Non passa il prosciutto straniero!
Stufi di menare il can per l’aia, i coltivatori diretti e gli allevatori italiani mercoledì scorso hanno fatto muro sul confine e nei porti negando l’accesso allo straniero. La Giornata Nazionale dell’Anticontraffazione ha unito istituzioni (compresi i ministeri di competenza) e chi sul campo ci lavora per davvero. Contro formaggi, pasta, salumi, vini, pane che tutto hanno del Belpaese fuorché l’autenticità.
Intanto il Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene (ente che difende l’area storica di produzione del Prosecco) www.prosecco.it e il Consorzio Doc (istituzione che vigila sulla neonata Doc Prosecco) affilano le armi preparando un’azione legale contro il “Prisecco”, vino tedesco che sfrutta il gioco di parole.
Mercoledì al valico del Brennero è stato bloccato un carico di circa 1500 cosce di maiale che dall’Olanda viaggiava alla volta di Langhirano dove avrebbero ricevuto la benedizione della stagionatura per varcare indisturbate la soglia delle nostre tavole. “Due prosciutti su tre provengono in realtà da maiali allevati all’estero, ma nessuno lo sa perché non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della materia prima” denuncia il presidente della Coldiretti Sergio Marini.
Qualche altra scoperta fermata in frontiere? Un camion carico di pesto con diciture italiane ma proveniente dalla Germania, latte anch’esso teutonico, mele argentine, kiwi cileni, pasta fatta in Grecia, pesche sciroppate appellate con il nome di una nota città campana, 27mila tonnellate di grano imbarcate su una nave battente bandiera cipriota partita dal Quebec e un’altra dalle Barbados. Hai voglia poi a vantarti i quanto buono è il pane italiano.
Al danno economico si aggiunge pure la beffa in termini di impatto ambientale. Basti pensare che sommando il percorso Canada-Bari ai 758 camion necessari per scaricare le 23 tonnellate di grano imbarcate nelle stive della nave salpata dal Quebec, le emissioni di CO2 superano le 15mila tonnellate.
Ma guardandosi attorno le sorprese sono tante. Ormai noto è il Parmesan diffuso in tutto il mondo dagli Usa all’Australia, il Romano e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e imitazioni di soppressata calabrese, Asiago e pomodori San Marzano. Del Prisecco abbiamo detto. La mortadella e il prosciutto San Daniele prodotti in Canada.
I paesi più birichini? Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono originali, il resto sono imitazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense. E adesso ci si mette anche la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.
È il mercato che comanda o siamo noi, con le nostre scelte a orientarne l’offerta?