'Ino va a New York: Alessandro Frassica alla conquista degli USA
Il panino, piatto pop, diventa ambasciatore del gusto italiano. No chef no party? Niente affatto. Nessun piatto dal titolo altisonanti, a New York andranno pane e formaggio, pomodoro crusco e sott’oli, affettati e tonno. Pitti vola nella Grande Mela per presentare la prossima edizione di Taste , il salone della migliore produzione alimentare nazionale che si terrà alla Leopolda di Firenze a marzo 2011, e porta con sé i sandwich di Alessandro Frassica , anima di ‘Ino, bottega golosa in via Dei Georgofili nella città di Dante.
L’eccellenza italiana, da nord a sud della penisola, lunedì 15 novembre verrà proposta a giornalisti e blogger Usa in una ciabattina friabile, scrigno di sapori antichi che tanto ci invidiano in ogni angolo del mondo. E chi lo avrebbe mai detto. Anche se ciò non stupisce andando a curiosare tra i menù dei migliori chef della penisola. Gualtiero Marchesi aprì la strada e la letteratura, a noi di paninodautore.it, non manca.
Ma torniamo all’evento newyorkese che si terrà nel quartiere trendy di Soho, in un loft di design che per l’occasione sarà trasformato in un appartamento made in Italy. Dietro a quei panini chiamati a rappresentare l’Italia del gusto, ci sta tutto il sapere di un popolo cresciuto a lampredotto e formaggio con le pere. Tradizioni mai perse, ma recuperate per l’appunto dallo snack democratico per eccellenza. Valeria Piccini, chef di Caino a Montemerano, rievoca le michette farcite di trippa e grondanti di intingolo del mercato di San Lorenzo .
Il versiliese Cristiano Tomei da due anni ha in carta una ciabattina farcita di zuppetta sfilettata di mare. “E guai a toglierla, ai clienti piace moltissimo – spiega il patron dell’Imbuto a Viareggio – La consumano con le mani, non ci sono posate. È un modo per riappropriarsi del cibo, senza niente che si frapponga tra lui e noi. Ma anche un gioco, per prenderci un po’ meno sul serio”. E ancora Marco Stabile dell’Ora d’Aria a Firenze ne ha creato uno con la triglia alla livornese, altro piatto simbolo con dietro una storia partita dagli Ebrei in fuga dalla Spagna. “Questo antipasto nasce dalla passione per ingredienti e ricette tradizionali. Pur ritenendomi moderno – afferma Stabile – le mie radici stanno nella cucina dei nonni, rivisitata e portata ai giorni nostri”.
Un tempo si diceva di non far sapere al contadino quant’è buono il formaggio con le pere. Adagio messo a frutto dalla gigliata Cantinetta Antinori con succursali anche a Mosca, Zurigo e Vienna, dove il panino profuma di pecorino toscano e pere.
Semel, sempre nel capoluogo, il suo snack popolare lo farcisce di selvaggina e Francesco Flachi (ex calciatore di Fiorentina, Samp e Brescia) dopo la squalifica ha voltato pagina avviando una paninoteca, mentre Orlando a Forte dei Marmi toglie l’arsella dallo spaghetto e la offre in matrimonio alla focaccia, come i piselli nell’intramontabile accoppiata con il prosciutto.
Che dire di pane e olio, quello extravergine, franto a freddo dai contadini della campagna percorsa dall’Arno. Della finocchiona, del salame, del sanguinaccio, della merenda estiva strusciata di un maturo pomodoro, un pizzico di sale e un giro di extravergine. Che dire dello spuntino che i cavatori di Carrara si portano al monte, colmo di lardo e pomodoro, tradizione viva in città nelle pizzerie a taglio.
“Il panino è uno strumento semplice e immediato che parla un linguaggio comprensibile a tutti” dice Alessandro Frassica di ‘Ino. Sarà per questo e sarà forse per la voglia di leggerezza dei nuovi gourmet, i foodies, ma intanto a New York le storie della nostra tavola le racconteranno pane e companatico. E buon pro faccia!