And the winner is…cinema e salumi!
Questa volta vogliamo sorprendervi, lasciandoci ispirare dal cinema come arte culinaria…
Il cibo è uno di quegli elementi costantemente presenti nel cinema e il suo utilizzo può essere inteso in vari modi… cibo come icona della nostra identità nazionale o familiare, cibo come realismo e specchio della vita quotidiana, cibo sulla tavola dei ricchi o quello sulla mensa misera dei poveri…
Noi abbiamo provato a far sfilare, in puro stile “cerimonia degli Oscar”, una coppia perfetta: cinema e salumi.
Chi non ricorda il film di Mario Monicelli “La Mortadella”(1971)? Protagonista, oltre alla fantastica Sophia Loren e al bravissimo Marcello Mastroianni, il noto insaccato bolognese. Così Maddalena, una napoletana operaia in un salumificio in viaggio per raggiungere il marito a New York, si vede requisire alla dogana l’adorata mortadella – uno dei tanti regali di nozze – a causa di una legge locale che vieta l’importazione degli insaccati. I doganieri risolvono l’arcano caso mangiandola!
E alzi la mano chi non ha visto la magistrale interpretazione di Totò nel capolavoro di Scarpetta, “Miseria e nobiltà” (1954)? In questa versione cinematografica Totò applica la nota arte di arrangiarsi per sostenere la sua famiglia. In questo film, c’è una scena deliziosa e paradossale in cui Pasquale/Totò decide di “permutare” il suo sovrastimato paltò in cambio di una lista infinita di vivande appetitose, tra cui una salsiccia succulenta con cui fare il sugo.
Ancora, in “Napoli milionaria” (1950), per la regia di Eduardo De Filippo, Totò nella parte di Pasquale Miele, colto dalla fame, mangia in una trattoria la sua pagnotta contenente più di una pietanza; e, sempre in questa sceneggiatura non possiamo non ricordare la scena del pranzo a guerra finita: tutti i commensali siedono ad un tavolo “troppo sfarzosamente imbandito”. Totò nei suoi film sottolinea il suo rapporto con il cibo, e non solo con scene di pietanze abbondanti o misere, ma anche con le stesse battute che l’attore nelle sue pellicole fa a proposito della fame.
La fame è anche il motore che spinge due artisti teatrali goffi e senza talento, a rubare dei salami in “Polvere di Stelle”, un film del 1973 di Alberto Sordi.
Altro film in cui compare una scena emblematica legata alla salumeria è “Il divorzio” (1970) di Romolo Guerrieri, con Vittorio Gasmann, dove una salsiccia si trasforma in rosario.
Il Prosciutto dà il nome, invece, al film dell’iberico Bigas Luna, “Prosciutto Prosciutto” (1992). La vicenda si snoda attorno al morboso attaccamento di Conchita per il figlio Josè Luis, innamorato della bella ma povera Silvia, poco gradita alla madre del ragazzo. Per allontanare Silvia da Josè Luis, Conchita assolda Raul, un rozzo magazziniere di un deposito di prosciutti, affinché la seduca. La vicenda si conclude con una lotta a colpi di prosciutto tra Raul e Josè Luis.
Si ricordi poi “The Big night” (1996) di Scott e Tucci, la vicenda si sviluppa in America, negli anni Cinquanta. Due fratelli italiani approdano negli Stati Uniti in cerca di fortuna e qui, rilevano un ristorante cercando di risollevarlo dalla bancarotta. Sfortunatamente gli affari vanno rovinosamente, non solo perché la clientela è composta prevalentemente da nullatenenti, ma soprattutto a causa della spietata concorrenza di un altro emigrato, l’anziano Pascal, dedito alla criminalità e al racket degli altri ristoratori di zona. Verrà in loro aiuto proprio il loro concorrente, artefice della “big night”, una serata in cui si mescolano sapientemente musica e cucina, e il cui piatto forte è un timpano di maccheroni, un trionfo di carne di maiale, pancetta e strutto.
Impossibile , infine, dimenticare il panino al salame di “La Felicità non costa niente” (2002) di Mimmo Calopresti. Il protagonista, alla ricerca della felicità dopo un incidente, comprende, grazie ad un sogno in cui assaggia un panino al salame, quanto poco ci voglia per essere felici.