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Panetto-nini di recupero
Natale e poi… carta da regalo dorata sparsa per casa, pantofole a forma di giraffa ancora con il cartellino, balocchi e profumi che fanno capolino da scintillanti pacchetti semiaperti, pile di piatti “buoni” da riporre nello stipo in alto, la tovaglia, che ora non è più buona, da smacchiare, il frigorifero che chiede pietà e straripa di leccornie avanzate. Perchè lui, l’avanzo, è uno dei leit motiv delle feste, figlio del “non sia mai qualcuno vuole il bis e non lo può fare”, e diretto parente di quella logica in bilico fra ospitalità e consumismo che contraddistingue il senso del Natale di gran parte dei nuclei familari. Almeno di quelle italiane, e di quelle che se lo possono permettere.
Dunque il ponte fra Santo Stefano e il secondo round di Capodanno, altrettanto se non più impegnativo di quello natalizio, si rivela un’occasione da cogliere al volo per smaltire le golose rimanenze che affollano i ripiani del frigo e la tavola ancora imbandita a festa.
Per procedere nella laboriosa azione di recupero-cibo senza annoiarsi e senza avere l’impressione di mangiare da una mese sempre le stesse cose basta lavorare un po’ di fantasia e inventarsi stuzzicanti preparazioni da sgranocchiare lì per lì, senza bisogno di sedersi a tavola, per godersi fino all’ultimo istante e in totale relax il clima festaiolo di questi giorni.
Ad esempio, alzi la mano chi non ha in casa del panettone avanzato. Per stupire e deliziare parenti, amici, e soprattutto bambini, basta tagliarne una fetta da dividere in due, o due fettine più sottili. Quindi una spalmata di crema chantilly , cioè crema pasticcera alleggerita da un paio di cucchiaiate di panna montata, oppure un tocco di ricotta montata con lo zucchero a velo e arricchita con scaglie di cioccolato fondente, che si abbina a meraviglia con i canditi, o ancora una pallina di cioccolato al pistacchio. Due minuti e il gioco è fatto: basta richiudere il “panetto-nino”, mettersi molto comodi sul divano, o per terra sopra a tanti cuscini, e godersi fino in fondo l’ennesimo peccato di gola.
E per non farsi mancare niente, una bollicina, magari italiana, non stonerebbe affatto…