Traidue, il panino futurista
Traidue è la parola italiana pensata dai futuristi Marinetti e Fillìa per tradurre ”sandwich” e per dare inizio ad una tradizione di panineria italiana vera e propria. Traidue, inteso come Tra i due pasti principali, seguiva lo stesso principio che spinse Gabriele D’Annunzio a proporre “tramezzino” o “intramezzo” per definire i panini da mangiare all’ora del tè
Traidue doveva rappresentare il cibo del futuro, facile, veloce, immediato e soddisfacente ideale per un popolo giovane che doveva sempre stare in movimento.
Il panino futurista per questo motivo venne inserito ne La cucina Futurista del 1932 e coniugato in una ricetta davvero curiosa:
Due fette regolari di pane, una spalmata di pasta di acciughe che all’epoca era molto di moda e facile da consumare, l’altra di pasta di bucce di mele tritate che rappresenta la cucina del risparmio che si preparata a casa proprio con gli scarti delle mele che venivano cotti e tritati fino a diventare una salsa molto densa. Tra le due fette di pane c'è il salame cotto, un prodotto della tradizione piemontese. (La formula del Traidue è dell’aeropittore futurista Fillìa)
Quella del Traidue e in generale della cucina futurista fu una vera e propria battaglia culturale contro “l’alimento amidaceo” che secondo Marinetti e Fillìa rendeva il popolo fiacco, pessimista e nostalgico. Oltre al sandwich tradotto in Traidue anche la parola cocktail venne tradotta con il termine “polibibita”, il bar divenne il “quisibeve”, il dessert era il “peralzarsi” e il picnic il “pranzoalsole”.
Per lo stesso motivo, il Manifesto della cucina Futurista, prevede l’eliminazione di forchetta e coltello e di quei condimenti tradizionali. Secondo i Futuristi era necessario nutrirsi con “bocconi simultaneisti e cangianti” e il Traidue era perfetta espressione di questa tipologia di pranzo.