La storia dello gnocco fritto, in infografica
Ogni regione italiana ha un patrimonio gastronomico ricco nel gusto e nella storia. Non solo ricette complesse come lasagne, parmigiana di melanzane o le paste veloci tipo la gricia o l'amatriciana. Anche quando si parla di street food il Belpaese ha tantissime proposte per tutti i gusti e tutte le tasche.
Abbiamo già raccontato la storia del tramezzino veneto, per poi scendere fino in Puglia dove abbiamo scoperto le origini del panzerotto. Street food è anche la piadina romagnola così come lo gnocco fritto, tipicamente emiliano.
Si tratta di pasta di pane fritta nello strutto da gustare insieme a salumi di un certo spessore come il lardo oppure il salame, la mortadella o la coppa piacentina. Lo gnocco fritto è stato usato, almeno fino agli anni '60, come pranzo dei contadini che lavoravano tutto il giorno nei campi, quindi aveva proprio lo scopo di essere usato come un pane più sostanzioso.
C'è una curiosità sullo gnocco fritto, visto che nelle varie province dell'Emilia Romagna prende un nome diverso e viene preparato con piccole variazioni degli ingredienti. A Modena e Reggio Emilia viene chiamato gnocco fritto, mentre in provincia di Bologna viene chiamato crescentina - perché è pasta lievitata. A Piacenza, invece, prende il nome di chisòla, a Parma è la torta fritta e a Ferrara è il pinzino.
In alcune province si usa lo strutto nell'impasto oppure solo per la frittura.